Se è vero che i segni di un territorio, siano essi naturali che artificiali, hanno la capacità di evocare i caratteri fondamentali e ricordare la storia degli insediamenti umani, allora è altrettanto vero che, tra i centri medi della pianura campana, la città e il territorio rurale di Pomigliano d'Arco rappresentano un esempio ambientale abbastanza unico e problematico. Unico per la presenza di un tracciato urbano irregolare nel centro storico, ma fortemente razionale nella sua espansione moderna, collocato, inoltre, in un contesto rurale che si caratterizza per l'anomalo disegno dei fondi agricoli. Problematico, invece, per la stratificata presenza di infrastrutture stradali e ferroviarie come l'Autostrada A4 Napoli-Bari, la Strada Statale n°162dir, in diretto collegamento con l’Asse Mediano ad est e la linea della Ferrovia Circumvesuviana (Napoli-Nola-Baiano) a nord nonché di infrastrutture idriche in rilevato come quelle relative all'alveo Spirito Santo, oggi tombato e configurato quale nuova sede stradale ad ovest del centro abitato.
L'assoluta unicità e la problematicità del territorio comunale di Pomigliano d'Arco sono però caratteristiche acquisite nel recente passato e costituiscono una specificità non irrilevante nel processo di trasformazione storica subito dalla città nel corso dei secoli. In tal senso, per quel che concerne il disegno storico del territorio, la città di Pomigliano d'Arco e il suo territorio limitrofo sono collocati fuori dall'Ager Campanus, ovvero da quell'ampia estensione di campagna fortemente urbanizzata e segnata dalla suddivisione ortogonale della centuriatio romana ubicata a nord di Napoli, spingentesi sino nel casertano, alla riva meridionale del fiume Volturno, compresa tra il litorale domizio ad occidente e la catena preappenninica ad oriente.